Fra le "trecentosessantacinque" moschee di Brussa, quasi tutte rovinate dai terremoti, parecchie si fanno notare per la ricchezza e l'eleganza delle loro porcellane smaltate; una di esse, il Yescil Giami o "Moschea Verde", è stata restaurata nel gusto primitivo dell'arte persiana da un artista francese. Brussa è un centro di commercio ed anche una città industriale, per la preparazione delle farine per l'estero e per la coltivazione dei gelsi; ma dal 1856 le malattie, che hanno attaccato i bachi da seta, hanno diminuito di due terzi la produzione sericola dell'Hudavendighiar; il valore medio del raccolto, che era di 28 a 50 milioni di lire, non giunge più a 10 milioni [828]. Le fabbriche, in numero di 45 circa, filano seta che per la sola città di Lione; Brussa conserva rapporti commerciali esclusivamente colla Francia, coll'intermezzo di case armene, greche e turche. Dopo la coltura del gelso, quella della vigna è la più importante del distretto [829]. L'uva serve principalmente a preparare un succo denso, che si adopera per le confetture; una piccola parte della vendemmia è trasformata in vino da negozianti greci.
[Tavola 48.png - BRUSSA. -- VEDUTA GENERALE. Disegno di Slom, da una fotografia comunicata dal signor Héron].
La colonia europea di Brussa non si compone nemmeno di un centinaio di persone, ma si accresce temporaneamente in maggio e in settembre, mesi raccomandati per l'uso dei bagni medicinali. Le sorgenti di Tscekirjeh, ferruginose o solforose, d'una estrema abbondanza, offrono la maggiore varietà di composizione e tutta la serie di temperature fra 35 e 80 gradi.
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