Alexandria Troas presenta infatti rovine imponenti, frammenti di cinta, avanzi di terme, di palazzi, di templi, d'acquedotti; nelle vicinanze una collina di granito è tagliata da cave, dove si vedono ancora colonne simili a quelle che hanno messo allo scoperto gli scavi di Bunarbasci e di Hissarlik; uno dei monoliti ha più di 11 metri di lunghezza. Oggi i principali centri di popolazione della Troade si sono formati all'angolo stesso del continente, nello spazio insulare limitato da una parte dal Mendereh, dall'altra dal canale di Besika. A sud, il gran villaggio greco di Neo khori, - in turco Yeni koi, - sorge sulla cima del dirupo verticale; più a nord, all'estremità della giogaia, Yeni scehr o la "Nuova Città" è succeduta all'antica Sigea; infine a pié della cresta, segnalata in lontananza dalla sua lunga fila di mulini a vento, la fortezza e la piccola città di Kum-kaleh o "Castello delle Sabbie", occupano la punta bassa che separa la bocca del Mendereh dall'alto mare. Vasti cimiteri sono sparsi nella pianura, e montagnole funebri, colle quali si confonde per l'aspetto qualche cono trachitico, rompono colla loro brusca prominenza l'uniformità dei pendii e dei dossi. Questi monticelli, che la leggenda designa sotto i nomi di Achille, Patroclo, Antiloco, Ajace, Ettore, non hanno probabilmente alcun diritto a questi appellativi, poichè gli oggetti scoperti negli scavi datano soltanto dall'epoca macedonica o dall'êra imperiale. La più alta delle montagnole artificiali, l'Ugiek-tepe, fieramente posata sull'altipiano che domina ad est la baia di Besika, era una volta consacrata al profeta Elia, e tutti gli anni i Greci dei dintorni vi si recavano in pellegrinaggio.
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