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      Dietro quel vecchio castello grigio, inquadrato nel verde, appare l'anfiteatro della città, prolungante la sua base sulle fondamenta di due porti, che separa un istmo stretto, un tempo "canale attraversato da ponti di pietra bianca";[834] le case, tinte a colori teneri, sono scaglionate sui pendii come sopra una successione di gradini, dove cessano le costruzioni comincia la foresta d'olivi, cui dominano le balze di rupi a picco. Mytilini o Castro, come si chiamava non è molto a causa del suo castello, racchiude più che il terzo della popolazione lesbica; gli abitanti, quasi tutti Greci, hanno il genio mercantile sviluppatissimo, e le loro navi portano a Costantinopoli vini, fichi, olî, catrame ed altre derrate; un cabotaggio attivissimo si fa tra Mytilini e Smirne. Disgraziatamente le grandi navi debbono ancorare in rada, lontano dalla costa; solo i bastimenti di piccola portata possono toccar la spiaggia. Vero è che l'isola possiede due porti incomparabili, il porto degli Olivi ed il porto Kalloni, veri mari interni non comunicanti col largo che per anguste imboccature, ma non sono situati lungo la strada seguìta dalle navi, fra il golfo di Smirne e quello d'Edremid; quindi il porto commerciale di Lesbo ha dovuto fondarsi in una baia meno propizia della riva occidentale. Mytilini ha poche vestigia di monumenti antichi; la sua più bella rovina romana è un acquedotto che supera un burrone colle sue alte arcate, ma in diverse parti dell'isola si vedono avanzi di templi e di acropoli.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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