Frastagliate dalle erosioni, tagliate a piramidi, obelischi, fortezze, le colline di Sardi hanno un aspetto bizzarro e grazioso, causa il contrasto del verde e delle rupi rossastre; nei detriti staccati da queste pareti si trovano le particelle d'oro, che hanno servito a battere le prime monete[843] ed hanno fatto del nome di Pattolo un sinonimo del tesoro inesauribile, ma non vi è più alcun pastore, turco o greco, che si dia la pena di lavorare le sabbie di questo ruscello. Le terre, franate dalle colline o trasportate dalle acque correnti, hanno coperto una gran parte della città antica, situata fra la catena del Boz dagh e la collina dell'acropoli; però vi si vedono ancora gli avanzi d'edifizi.
[Tavola 50.png - SARDI. -- COLONNE DEL TEMPIO DI CIBELE. Disegno di Slom, da una fotografia].
La più bella rovina, quella d'un tempio di Cibele, - forse d'un santuario di Giove olimpico eretto da Alessandro, - eleva due alte colonne sopra l'ineguale piano erboso; all'epoca del viaggio di Chishull, nel 1699, la porta, preceduta da sei colonne coi loro architravi, esisteva ancora; è probabile che scavi metodici, intrapresi nella città di Creso, svelerebbero scolture preziose. A nord di Sardi e della pianura dell'Hermus, non lontano dal lago di Gyges, - oggi lago di Mermereh, - sorgono tumoli, in numero abbastanza grande per formare tutta una necropoli, il Bin Bir Tepeh o le "Mille e una Montagnole". La più vasta, che la leggenda dice sia d'Alyatte, il padre di Creso, ha non meno di 1,100 metri di circonferenza; gli scavi che vi sono stati fatti recentemente hanno servito solo a provare la visita d'antichi esploratori che ne hanno esportato i tesori.
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