Come tutte le grandi città, Smirne è completata da ameni sobborghi, dove gli abitanti vanno a cercare le ombre, che mancano alle loro piazze ed ai loro viali. A nord-est, i cimiteri offrono mirabili gruppi di cipressi; presso quelle cortine di verde, gli Smirniotti, seduti indolentemente sulle terrazze dei caffè che fiancheggiano il ruscello, accanto al ponte delle Carovane, assistono allo spettacolo cangiante che presenta il passaggio dei cammelli coi loro conduttori yuruchi, turchi o tartari. Nel suo corso superiore, il modesto torrente che si designa, a ragione od a torto, col nome di Meles, in memoria di Omero, scorre nel burrone del "Paradiso" sotto le arcate d'acquedotti antichi, tutti inghirlandati di piante. Ad est, in un anfiteatro aperto sui fianchi del Tmolo, si annida la borgata di Bugia, circondata dalle più belle masse di verde, da viali di cipressi mirabili. Più oltre, nello stesso bacino del Meles superiore, Sevdi-koi, il "villaggio d'Amore", mostra le sue case bianche in mezzo ai platani. Nella pianura che continua la depressione del golfo di Smirne, verso il passo di Nymphi, Burnabat, coprendo co' suoi giardini parecchi chilometri quadrati, sorge in dolce pendìo alla base delle montagne: è la città di piacere più frequentata dei dintorni dí Smirne; la sua popolazione si raddoppia da marzo a novembre; più ad est si presentano Hagilar, circondata d'olivi, e Bunar basci, o "Testa dell'Acqua", che deve il nome alle sue fontane abbondanti; la ferrovia, che nei giorni di festa porta la folla nei giardini di Burnabat, deve continuare fino a piè del colle di Nymphi.
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