Discendenti di coloni venuti da tutto l'Arcipelago, dalle coste dell'Ellade continentale e dell'Anatolia dopo la devastazione dell'isola per opera dei conquistatori turchi, i Samesi contribuiscono dal loro canto a popolare le coste vicine; a migliaia vanno a cercar fortuna a Smirne e nelle altre città della Jonia; fra loro del pari si reclutano troppo spesso le bande di briganti, che percorrono l'Anatolia: gli stessi individui, pacifici e dolci in mezzo alle popolazioni laboriose dell'isola nativa, diventano banditi temuti in terra straniera. Si emigra anche molto da Nikaria e dalla rupe vulcanica di Patmo, dove visse l'autore dell'Apocalisse. L'ultima isola ha perduto quasi la metà dei suoi abitanti dalla metà del secolo.
Se la bella e fertile valle del Meandro fosse popolata e coltivata come la montuosa Samo, sarebbe il paradiso dell'Anatolia. È già una delle sue più industriose regioni: di là Smirne importa la maggior parte delle derrate agricole e dei prodotti manifatturati, che alimentano il suo commercio. Dineir, alla sorgente del Meandro, è la porta delle regioni dell'altipiano e deve tra non molto, come termine della strada di Smirne, diventare lo scalo della Frigia e della Pisidia. Usciak, posta su di uno degli affluenti superiori del Meandro, circondata da campi che danno il migliore oppio dell'Anatolia, ricama i "tappeti di Smirne"; circa 4,000 operaie, lavorando all'aria aperta davanti a telai di legno che portano la catena, attendono tutto il giorno a contare, annodare, agguagliare i fili della trama.
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