Più lontano, la baia di Scialindreh, la Celenderis degli antichi, è il porto d'imbarco ordinario per l'isola di Cipro. La roccia del Porto Provenzale, un dì fortificata dai cantieri di Rodi, è oggi deserta di abitatori, e l'antica Seleucia (Selevké), alla foce de Gök-su (Calycadnus), è un mucchio di casupole.
Il movimento degli scambi ha dovuto riportarsi ad est, sulle spiaggie della Cilicia Campestre, dove va a sboccare la strada diagonale dell'Asia Minore e dove pianure e fertili valli offrono una vasta zona di coltura. Mersina, il porto commerciale di questa regione, ancora alla metà del secolo era un piccolo gruppo di capanne circondato di mirti, donde il nome che le fu dato; attualmente è una città commerciale, il cui porto, troppo esposto ai venti del largo, è fiancheggiato di moli e provveduto di gettate [886]. La città è in parte costruita di frammenti di marmo, che giacevano al suolo, avanzi di una città greca. Alcuni chilometri ad ovest, altre rovine indicano il posto della Soli degli Argiani, dove si parlava quel linguaggio scorretto che ha fatto dare ai modi viziosi il nome di "solecismi". Più in là si vedevano i colonnati romani di Pompeiopoli, che adducevano ad un porto ovale, del quale sì conserva perfettamente il molo di cinta; ma le fanghiglie hanno colmato il bacino, e le dune del litorale si prolungano attraverso l'imboccatura. Un monumento, più curioso sotto certi riguardi, è il Derikli tash, la "Pietra Ritta", enorme pilastro, eretto forse prima delle età storiche: secondo Langlois, questo blocco, logorato alla base dai cammelli che vanno a sfregarvisi, ha 15 metri d'altezza, ed il suo volume è di 120 metri cubi;[887] pesa almeno 300 tonnellate e può essere paragonato ai più potenti megaliti della Bretagna.
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