Quanti uomini sono stati massacrati per la conquista di questo stretto passo, che apre le vie dell'Asia! Dai tempi preistorici, non un secolo passò senza vedervi sanguinose battaglie [897].
Terra ad un tempo asiatica ed europea per la sua geografia, la sua popolazione, la sua storia, l'Anatolia presenta nel suo stato sociale e politico un doppio movimento di decadenza e di progresso, preludio di rivoluzioni inevitabili. I Greci aumentano ed i Turchi diminuiscono; le città del litorale si popolano e quelle dell'interno cadono in rovina; l'industria moderna è rappresentata a Smirne dalle sue opere più grandiose, ed in quei pressi immediati accampano tribù ricche d'ogni conforto materiale e insieme i più poveri Kirghisi dell'Asia Centrale; certi distretti della costa sono coltivati con tanta cura da digradarne le campagne dell'Europa occidentale, mentre altrove la paura dei briganti fa abbandonare campi e villaggi. Qualche città, anche nelle vicinanze del litorale, è come assediata dai banditi, ed i notabili non osano uscirne se non sotto la guardia di scorte numerose. Immensi dominî si costituiscono, riducendo intere popolazioni ad un servaggio mascherato. Atroci carestie, come quelle dal 1874 e del 1878, spopolano interi distretti. Nell'interno si può cavalcare per giorni e giorni senza vedere altre vestigia umane che monticelli funerari e rovine elleniche o romane. E tuttavia il commercio, indice dell'attività agricola ed industriale, cresce anno per anno. Se la Turchia d'Asia ha perduto le esportazioni di garanza, se la malattia dei bachi ha ridotto la produzione delle sete greggie, essa spedisce più cotone, oppio, uve; la sola piazza di Smirne ha adesso un commercio esterno più notevole di quello di tutta l'Anatolia al principio del secolo.
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