[Tavola 57.png - BATTERIE TURCHE ALL'ENTRATA DEL BOSFORO SUL MAR NERO. Disegno di Slom, da una fotografia comunicata dal sig. Héron].
In quest'opera di trasformazione graduale, a Smirne "l'Infedele" e non a Stambul spetta l'iniziativa. È naturale che gli Ottomani di Costantinopoli s'occupino a malincuore di lavori pubblici, dei quali profitteranno gli stranieri; la strada ferrata che comincia a Scutari e che tanti ingegneri hanno proposto di prolungare sino a Bagdad, non penetra nemmeno ancora nella valle del Sakaria, che per le provviste quotidiane fa quasi parte della campagna del Bosforo. Ma la capitale della Jonia asiatica, dove, malgrado le finzioni politiche, l'egemonia appartiene realmente ai Greci ed agli Occidentali, possiede già tutta una rete di ferrovie penetrante ad oriente nelle valli dell'Hermus, del Caistro e del Meandro, ed i lavori continuano nella direzione degli altipiani, che rampe facili permetteranno di raggiungere senza fatica; anche in quelle alte steppe, dove le città sono così sparpagliate, le ferrovie troveranno elementi di traffico nei prodotti chimici, sale, nitro, borace, che si sono elaborati sulle rive dei laghi della Frigia e della Licaonia. Tuttavia queste linee, utilissime per assicurare la conquista industriale delle regioni dell'interno, avranno un'importanza secondaria pel commercio internazionale: a Costantinopoli deve passare la grande via diagonale destinata ad unire l'Europa e le Indie.
Ma checchè paia a primo aspetto, gl'Inglesi, possessori dell'Indostan, non hanno alcun interesse a costruire questa linea diretta, dominata dalle batterie d'uno stretto che non è in loro potere: l'apertura di questa linea avrebbe per conseguenza immediata di dare alle nazioni dell'Europa centrale una posizione più avanzata, in confronto ad essi, rispetto al commercio coll'Oriente.
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