Gl'isolani s'aggruppano, non secondo la razza, ma secondo la lingua e ben più ancora secondo la religione. I Greci, che formano i quattro quinti della popolazione, sono tutti i Cipriotti che parlano il dialetto ellenico dell'isola, abbastanza diverso dalla lingua romaica moderna, e che osservano le feste e i digiuni comandati dal rito ortodosso. Tutti i maomettani sono classificati per Turchi, anche quelli che non hanno altro linguaggio fuor del greco cipriotto. Infine havvi una classe intermedia, che non si sa dove mettere, benchè non differisca punto per la razza, l'aspetto o la lingua degli altri "Greci" dell'isola: sono i Linobambaki, i "filo e cotone", che si conformano esteriormente ai riti dell'Islam, ma fanno battezzare i loro figliuoli e si dicono cristiani nelle loro famiglie. A Cipro, come nelle altre isole e nell'Asia Minore, l'iniziativa appartiene ai Greci; però essi sono considerati come molto più abitudinari dei loro fratelli dell'Arcipelago e si usa applicare loro l'epiteto di "buoi", che avevano dato loro gli antichi Elleni. I Cipriotti non sono stati mai trascinati nel movimento patriottico degli altri isolani, per esempio dei Cretesi; giammai hanno fatto sacrifizi per la "grande idea" [920]. Vivono pacificamente, sudditi fedeli dei padroni, che si sono succeduti, cristiani o musulmani. Almeno fra le pratiche, che hanno conservato religiosamente, ve n'ha di graziose, che datano senza dubbio dai tempi in cui s'adorava Afrodite. Allo straniero, che varca la soglia, l'ospite presenta una mela, simbolo d'amicizia, e, quando si allontana, la figlia maggiore lo profuma agitando un turibolo, in cui ardono foglie di olivo e resine odorose.
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