Ma l'invasione dei mercanti non ha aumentato la ricchezza; l'agricoltura e l'industria sono ancora quello che erano sotto il regime turco, allo stato rudimentale: appena un decimo del suolo è coltivato. La popolazione è di molto diminuita dall'epoca dei Lusignano e dei Veneziani. La canna da zucchero, un tempo coltivata sul litorale del sud, si vede ora soltanto nei giardini; i banani, i datteri sono diventati rari; il cotone, che forniva all'esportazione fin 6,000 balle l'anno, non ne dà più un migliaio. Così pure la coltura della vigna è diminuita notevolmente dopo l'espulsione dei Veneziani, eppure l'isola intera potrebbe essere trasformata in un immenso vigneto sino all'altezza di 1,200 metri, e la qualità del vino è sempre buona; in certi terreni, come quello della Commenda, presso Limassol, è squisita; ai Cipriotti i Portoghesi hanno domandato i primi ceppi di vite, che sono stati piantati a Madera [922]. Da quindici a venticinquemila ettolitri si valuta attualmente la produzione totale di Cipro. Tutti i villaggi hanno il loro boschetto d'olivi, il cui frutto costituisce col pane l'alimento del contadino nei giorni di digiuno. Dopo i cereali, la vite e l'olivo, la principale coltura è quella del carrubo, albero prezioso, che cresce sui pendii più aridi; le carrobe, che si esportavano un tempo per l'alimentazione del bestiame e di cui Odessa acquista una certa quantità per l'alimentazione dei contadini russi in quaresima, sono adoperate specialmente nelle distillerie. L'insieme del commercio dell'isola intiera è di dodici a quindici milioni di lire.
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