Nel distretto di Cerines, come nelle altre circoscrizioni, le rovine offrono più interesse delle città attuali. Immediatamente ad ovest dell'acropoli e del porto, la rupe è scavata di grotte e tombe; più oltre, presso, l'antica Lapethos ed il gran convento moderno d'Akteroperithi, roccie intere sono state tagliate dentro e fuori, in guisa da formare gigantesche torri con gallerie interne e palazzi a scaglioni. Le più belle fortezze dell'epoca dei Lusignano sorgono sulla cima delle montagne vicine, la fortezza d'Ilarione o del Dio d'Amore e quella di Buffavento o "castello della Regina", le cui torri si distinguono appena dalle guglie della cresta vicina. L'abbazia di Lapais o Bel paese, perduta in una foresta d'olivi e di cedri, è pure una rovina. All'epoca della conquista ottomana tutti i conventi latini furono devastati e parzialmente demoliti: è probabile che i distruttori non furono i soldati turchi, ma i contadini greci, lieti di vendicarsi finalmente dei religiosi stranieri, che li avevano ridotti a servitù [924].
All'epoca ellenica, il gran porto della costa orientale era Salamina, colonia dell'isola greca dello stesso nome, e come questa resa famosa dalle guerre persiane. Gli scavi non hanno svelato nulla agli archeologi: le pietre dei monumenti e delle rive furono adoperate dai Veneziani nella costruzione dei formidabili baluardi di Famagosta, l'antica Ammakhostos, l'Amta Khadasta o la "Santa Donna", la "Gran Dea" degli Assiri [925]. La fiera cittadella, che sorge otto chilometri a sud del Salami, non è più che una grande rovina; chiese diroccate di stile ogivale, contrastanti colle cupole a tetto piatto, sono sparse nella città; ma questa, ancora intatta, si mostra quale era il giorno fatale del 1571, in cui i Veneziani segnarono la capitolazione così crudelmente violata.
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