Sotto i detriti morenici del Nahr-ed-Gioz si sono scoperte delle selci lavorate e ossa di animali dell'età quaternaria, a cui davano la caccia i montanari del Libano prima dell'espansione dei ghiacciai [940].
Nel suo insieme, la catena di montagne è composta di dolo-miti, di calcari grossolani, di marmi, d'arenarie e di marne, che i basalti hanno perforato in innumerevoli punti senza spostarne gli strati. Le rocce sono tagliate da fessure d'una grande profondità, che seguono in generale la direzione da nord a sud o da est ad ovest e dividono il Libano in gruppi distinti, formanti come tante cittadelle. Questo rilievo delle montagne spiega lo stato di indipendenza relativa nel quale si sono mantenute le popolazioni: in pieno paese musulmano, in un gruppo isolato, cui orlano anzi alla sua base marittima, città dove comandavano Arabi e Turchi, i montanari del Libano hanno potuto conservare le loro religioni, appena modificate nel corso dei secoli. Questi monti della Siria non avevano punto ricche miniere, che potessero attirare colonie di conquistatori avidi di metallo. Presso Beirut si trova qualche giacimento di carbone di poco valore. Qua e là scolano fontane di bitume di più grande importanza economica; le principali sono venute alla luce non lontano dalle sorgenti del Giordano, a nord della depressione che termina col lago Asfaltide [941].
Monte Libano, in ebraico ed in arabo, è sinonimo di "montagna del Latte" o "montagna Bianca". Però nessuno dei suoi dossi s'eleva sino alla zona delle nevi perpetue.
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