In questo labirinto delle valli galilee le carte permettono però di riconoscere un ordinamento generale. Ad est una serie di montagne, che non raggiungono in alcuna parte l'altezza di 1,000 metri, si mantiene nell'asse del Libano, formando la cresta esterna della depressione, nella quale scorre il Giordano superiore. Trasversalmente a questa catena se ne staccano parecchie altre, la cui orientazione generale è da ovest ad est, e che sono collegate fra loro da propaggini laterali; sopratutto verso la loro estremità occidentale, le diverse creste della Galilea si ravvicinano mercè potenti contrafforti, che sembrano gli avanzi di un'antica catena esterna, parallela al litorale mediterraneo; i fiumi, nati nell'interno, l'hanno rotta di tratto in tratto, non lasciandone che lo scheletro, per così dire. La più alta vetta dei monti galilei, il Giebel-Giarmuk (1,189), s'innalza a nord-ovest di Safed, sulla linea di displuvio fra la valle del Giordano ed il versante del Mediterraneo; ma questo dosso supremo, circondato da cime poco meno alte, che non permettono di vederlo nelle sue vere proporzioni, non è la montagna famosa del paese: la cima più venerata è il monte Tabor, il Giebel-Tor o "Montagna Montagna" degli Arabi, che sorge, quasi isolato, a sud dalla catena di Nazareth. Alto 561 metri soltanto - 595 metri, secondo Guérin, - supera appena le creste delle colline cretacee che lo circondano ad anfiteatro; tuttavia la sua posizione sul margine della grande pianura d'Esdraelon, cui per-corrono il Nahr-el-Mukattah ed i suoi affluenti, gli diede un tempo una certa importanza strategica, e nel largo altipiano della vetta si vedono avanzi di fortificazioni del medio evo, che succedettero a quelle dei Romani e degli Ebrei.
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