Tale un agrifoglio, i cui frutti sembrano prugne mature; tale è specialmente un'asclepiadea, che porta magnifici pomi, scoppiettanti con strepito come vesciche. Queste piante si ritrovano in paesi diversi dalla bassa valle del Giordano: l'agrifoglio appartiene alla flora della Troade e di diverse provincie dell'Asia Minore; l'asclepiadea è un vegetale del Yemen e della Nubia [1003].
La regione triangolare compresa, a sud della Palestina, fra le due braccia del mar Rosso, non ha corsi d'acqua permanenti: il regime idrografico non è rappresentato che da fontane e dai letti sinuosi degli uadi. L'Arich, il cui corso inferiore forma la frontiera fra la provincia turca di Siria ed il vicereame d'Egitto, sarebbe, secondo la carta, un fiume notevole, con un bacino idrografico di circa 25,000 chilometri quadrati; in realtà è una semplice ramificazione di letti fluviali, dove si vedono le tracce d'antiche correnti, ma dove l'acqua, versata dagli uragani, non appare che raramente. Vedendo questi letti di torrenti asciutti, sorge la domanda come le acque abbiano potuto compiere il lavoro d'erosione attestato dalla natura, livellare larghe valli, colmare pianure colle loro alluvioni; ma quando l'uadi si riempie, travolge un'onda irresistibile, che discende come una valanga, radendo a terra i tamarischi e le palme, portando via le tende dei Beduini, che fuggono sulle alte sponde rocciose [1004]. Per l'uomo che s'avventura nel deserto, un filo d'acqua pura zampillante dalla rupe ha più pregio di tutti questi bacini fluviali senza corso permanente, malgrado la loro opera geologica immensa, meandri, forre, confluenti e delta.
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