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      Sugli alti rami degli alberi si appollaiano graziose tortorelle rosee.
      La popolazione detta "araba" della Siria e della Palestina non merita questo nome che pel suo dialetto; essa discende dagli antichi abitanti del paese. I conquistatori venuti d'Arabia non sterminarono gli indigeni; lasciarono loro campi e dimore, esigendo in cambio un tributo, non impedendo nemmeno che si convertissero all'Islam. La maggior parte dei Siri s'affrettò a farsi maomettana, come s'era fatta cristiana sotto il regime di Bisanzio, ma la conversione alla fede di Maometto non fu più profonda di quello che fosse stato alcuni secoli prima il passaggio dal paganismo al cristianismo. Innanzi tutto si trattava di conservare il suolo, e le nuove forme esterne di religione imbarazzavano tanto meno i fellah in quanto il fondo dei culti antichi, anteriori anche al giudaismo, è rimasto sempre fra loro. Come ai tempi in cui i profeti ebrei pronunziavano le loro maledizioni contro gli adoratori dei luoghi alti, essi hanno ancora per feticci grandi alberi e montagnole rocciose; soltanto hanno dovuto mascherare il culto pagano sotto forme strettamente musulmane: i luoghi santi, designati sotto il nome di "stazioni" o makam, - appena diverso da quello di makom, maledetto dalla legge di Mosè, - sono ornati di piccole cupole bianche, che proteggono, dicesi, le tombe di capi o di profeti. Ma questi sceikh e questi nebi, che portano per lo più il nome stesso del luogo, sono diversi dalle antiche divinità topiche, benchè parecchi abbiano denominazioni recenti, anche d'origine cristiana, come Paolo, Pietro e Matteo?


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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