Sugli spazî appena ondulati della pianura e dell'altipiano regna l'unità della fede; nelle regioni montuose le ineguaglianze del rilievo hanno protetto la varietà dei culti.
I Maroniti, che ora si riconnettono alla Chiesa latina, malgrado la differenza originaria dei loro dogmi e dei loro riti, sono nel novero dei cristiani che i dirupi delle montagne hanno preservato dalla distruzione. Aggruppati solidamente in corpi di nazione, essi abitano specialmente il versante occidentale del Libano, fra il Nahr-el-Kelb o "fiume del Cane", che si getta nel mare un po' a nord di Beirut, ed il Nahr-el-Barid o "fiume Freddo", che discende dai contrafforti settentrionali del Libano; alcuni gruppi di Maroniti vivono pure nel paese degli Ansarieh e nelle città della pianura, dove trovano il punto d'appoggio di comunità cattoliche; infine resta ancora nell'isola di Cipro un debole residuo delle loro antiche colonie. Chiamati così da un patriarca Maron, che costituì la loro chiesa nel secolo settimo, i Maroniti si fecero, durante le Crociate, gli alleati naturali degli Occidentali contro i maomettani, ed a poco a poco modificarono la loro dottrina per metterla d'accordo con quella degli stranieri che accompagnavano sui campi di battaglia; nel 1215 riconobbero l'autorità del papa, e da quell'epoca sono considerati come i protetti speciali dei cattolici dell'Occidente; alcune famiglie della montagna portano nomi europei, il che permette di pensare che alla popolazione del Libano [1033] si siano commisti alcuni Franchi dell'epoca delle Crociate.
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