Sono chiamati anche Melkiti o "Regali"; il loro capo spirituale, che risiede a Damasco, prende il titolo di patriarca di Antiochia, d'Alessandria e di Gerusalemme. Fra tutti i cristiani dell'Asia, latini e greci, gli Arabi melkiti sono i più rispettati; il loro valore è a tutta prova; la loro intelligenza naturale si sviluppa coll'istruzione; essi conoscono benissimo la loro lingua, ed anche quelli che non ne hanno studiato la letteratura, parlano un arabo elegante e puro. Pieni d'una giusta fede in sè stessi, non indietreggiano da alcuna intrapresa, e reca stupore la parte che un popolo così piccolo, certamente inferiore a 100,000 individui, prende nel maneggio dei grandi affari [1038].
Gli Ebrei sono stranieri nel paese, che appartenne ai loro avi e che considerano come la loro patria; soltanto a Damasco formano una comunità, che pare discenda direttamente da una colonia antica; di 6 milioni d'Ebrei, appena 40,000, ossia circa la centocinquantesima parte della nazione, risiedono nella loro patria primitiva: è la Polonia e la Galizia che ora sono diventate il centro del giudaismo. Una volta, gli Ebrei di Palestina erano tutti Magrebini e "Spagnoli", discendenti dagli Ebrei espulsi dalla Spagna per opera dell'Inquisizione: sono i Sephardim, le "Genti del Libro". Alcuni Karaiti vivono del pari in Palestina. Ma dalla metà del secolo gl'immigranti giudei si dirigono in folla verso la "Terra Promessa", e questi appartengono quasi tutti ad un altro gruppo, quello degli Askinazim o Ebrei dell'Europa orientale.
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