La sua colonia straniera è notevole, e migliaia di Levantini, di Greci, di Siri stessi, rassomigliano agli Occidentali per il costume ed il linguaggio; una metà della popolazione si compone di cristiani appartenenti a diverse sêtte, Maroniti e Latini, Armeni uniti, Greci ortodossi e cattolici, protestanti di tutte le denominazioni. Nelle vie, le vetture eleganti incrociano i convogli di cammelli; sulla strada "francese", che ascende per facili rampe le erte balze della montagna, passano le diligenze ed i carri, mentre nei sentieri polverosi, che serpeggiano accanto alla strada, si succedono gli asini ed i muli da soma. La popolazione è quadruplicata dalla metà del secolo. Beirut, porto di Damasco, riceve tutte le derrate dei villaggi scaglionati a centinaia sulle terrazze del Libano, il "vino d'oro", le frutta, le lane e quello che di bozzoli e sete gregge "barathine" lascia ancora agli allevatori della montagna la malattia del baco da seta [1070]. L'importazione delle merci straniere [1071] non ha cessato di crescere; nel commercio esterno, una parte press'a poco eguale pel tonnellaggio delle navi spetta alle tre marine dell'Inghilterra, della Francia e dell'Austria-Ungheria. L'aumento del traffico non permette più ai marinai di contentarsi della rada aperta, dove àncorano i bastimenti, esposti alla fatica del rollìo e privi dei congegni moderni, che facilitano lo scarico. Un nuovo porto è diventato indispensabile; secondo il progetto elaborato dal signor De Perthuis, una parte considerevole della riva moderna colle sue baje rocciose ed i suoi scogli sarebbe interrita, ed i moli, appoggiati sul terrapieno, basterebbero per ricevere un carico annuo di circa 200,000 tonnellate [1072].
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