Tiro, la "figlia di Sidone" e la sua rivale, è anche più decaduta: non si riconosce più la potente capitale fondata dallo stesso Baal. Essa occupa appena una piccola parte dell'isolotto roccioso, che resistè dieci anni agli Assiri di Salmanasar e di Suryakin, tredici anni a Nabucodonosor, e che tenne fermo Alessandro per sette mesi. Ad ovest di quest'isola, che probabilmente ha valso alla città il suo nome di Tiro o "Rupe", alcuni avanzi, che si vedono sotto le acque trasparenti sarebbero i resti di una antica città costruita su di un terrapieno a terrazza, che le onde hanno demolito in una tempesta; forse ci sarà anche qualche fenomeno d'abbassamento. A nord, ad un chilometro circa, si presenta uno scoglio, già collegato a Tiro con una diga, della quale non si vedono più traccie. A sud, il molo, che riuniva altri isolotti in un baluardo continuo e si prolungava nella direzione di Ras-el-Abiad o "capo Bianco", è sparito egualmente. Ma il terrapieno, che costruì Alessandro per collegare l'isola alla terraferma, esiste sempre, grazie ai flutti ed ai venti che, dall'una parte e dall'altra, hanno portato sabbie per consolidarlo; l'istmo ha ora 600 metri di larghezza nella sua parte più stretta, e qua e là le sabbie vi si elevano a monticelli. Della città continentale, Paleo-Tiro, che si prolungava fra le colline ed il litorale per un tratto di 12 chilometri da nord a sud, fra la foce del Leontès e le magnifiche sorgenti di Ras-el-Ain o "Testa dell'Acqua", non resta più un solo edifizio, fuori delle tombe per lo più sprofondate.
| |
Sidone Baal Assiri Salmanasar Suryakin Nabucodonosor Alessandro Tiro Tiro Ras-el-Abiad Bianco Alessandro Paleo-Tiro Leontès Ras-el-Ain Acqua
|