Verso le sorgenti del torrente di Jabok, le ruine d'Amman ricordano l'antico regno degli Ammoniti, nemici ereditarî degli Ebrei: in questo punto sorgeva la capitale, Rabbath-Ammon, che i Romani chiamarono Filadelfia. Poche fortezze hanno una situazione più superba di quella dell'antica cittadella degli Ammoniti, rocca isolata da ogni lato dalla natura, eccetto a nord-ovest, dove i dirupi sono stati tagliati dalla mano dell'uomo. A sud del castello si distendeva la città propriamente detta, sulla riva d'un uadi, e sulla riva opposta, guardando la città e le rupi della fortezza, s'arrotondano i gradini d'un teatro, uno dei più grandi e meglio conservati che abbiano lasciato i Romani. Alcuni poveri Circassi, deportati in questo paese, il cui clima è così diverso da quello della loro patria, accampano nei bassifondi circostanti.
      Hesban, l'antica Hesbon degli Amoriti, spesso in guerra cogli Ebrei, non ha più che rovine informi, ma ad oriente, nella stessa regione dell'altipiano, si trovava la città di Ziza, notevole per le grandi cisterne ed i suoi pozzi da conservare il grano. Là vicino, sulla strada degli Hagii, Tristram ha scoperto gli avanzi sontuosi d'un palazzo isolato, che gli Arabi chiamano Mascita e di cui non si conoscono i fabbricatori. Le sculture della facciata, d'una ricchezza sorprendente, ancora più svariate di quelle dell'Alhambra, sono attribuite da Fergusson ai Sassanidi: Cosroe avrebbe fatto erigere questo palazzo in principio del settimo secolo, all'epoca delle sue spedizioni vittoriose in Siria ed in Egitto [1092]. Mascita non è lontana dalle sorgenti del Zain-Merka, profondo uadi che, nelle vicinanze del mare Morto, riceve le acque termali solforose di Callirhoe, così chiamate da Erode.