La città famosa, che diventò, dopo la cattività di Babilonia, la seconda città della Giudea, che fu la scuola dei Profeti, e di cui Erode I fece la sua residenza, è deperita nel tempo stesso che s'ostruivano i canali d'irrigazione derivanti dal Giordano e dall'abbondante fontana detta d'Eliseo o del Sultano (Ain-es-Sultan): non è più la "città delle Palme"; non spedisce più i caryopes o "datteri-noci" di cui aveva il monopolio [1095]. Perdendo i suoi datteri, le sue piantagioni di canna da zucchero, i suoi campi di rose, Gerico perdè anche i suoi abitanti, che non mancherebbero di restituirle una nuova ramificazione di canali. Assai temuto per le febbri perniciose che vi dominano e che sono state fatali a numerosi esploratori della Palestina,[1096] Gerico è però uno dei villaggi più frequentemente visitati della Terra Santa. Pellegrini di religione greca, quasi tutti di nazionalità russa, vi si recano a carovane per bagnarsi nelle acque sante del Giordano e prosternarsi in diversi punti sacri. Qualche devoto abissino passa i suoi quaranta giorni di digiuno nelle grotte d'una montagna vicina, ad imitazione della "quarantena" di Gesù Cristo: indi l'appellativo di "Monte della Quarantena" che si dà a questo picco dirupato. Diversi uccelli dei tropici vivono nell'oasi di Gerico, e vi si vedono anche piante della zona torrida appartenenti al dominio del Sudan e del Sahara [1097].
      La campestre Galilea, divisa dalle sue numerose catene di montagne, giace in un laberinto di valli senza facili comunicazioni, non ha che borgate: la sua città principale, Nazareth o En-Nacira, è fuori della regione montuosa e guarda a sud verso la pianura d'Esdraelon; del resto essa deve la maggior parte de' suoi abitanti ai ricordi religiosi risvegliati dal suo nome.