Questa rupe, oggi conosciuta sotto il nome di Sebbeh, è una tavola calcare, di forma ovale, quasi inaccessibile su tutto il suo contorno, fuori che ad ovest, dove uno stretto istmo la collega all'altipiano dell'interno. Dopo la caduta di Gerusalemme, quasi un migliaio di ebrei, sotto la condotta d'Eleazaro, s'erano gettati in questa cinta, da cui sfidavano i Romani. Questi vennero a porre l'assedio davanti Masada; ne cinsero la base con un muro di circonvallazione, che esiste ancora, eressero dirimpetto all'istmo occidentale una larga piattaforma per mettervi il loro campo, e sulla gola, che li separava dal castello, gettarono un ponte d'attacco. La prima cinta fu tosto forzata; poi venne l'assalto supremo, ma dietro le mura non si mostrava più alcun difensore: preferendo la morte volontaria degli uomini liberi alla morte vile per mano del nemico, tutti gli Ebrei s'erano sgozzati fra loro; quando i Romani penetrarono nella fortezza, non restavano più che due donne e cinque bambini. Fu l'ultimo episodio dell'indipendenza ebrea.
[Tavola 70.png - GIAFFA. -- VEDUTA GENERALE. Disegno di Taylor, da una fotografia].
Gerusalemme è allacciata al mare da una strada carrozzabile, di circa 60 chilometri, cui segue una linea telegrafica e deve sostituire una ferrovia, da gran tempo tracciata sulla carta, ma non ancora intrapresa; essa del resto sarà abbastanza costosa, causa l'ineguaglianza delle rampe, che saranno in media di 12 a 13 metri per chilometro. Alla base occidentale dei monti, nella pianura del litorale, non lontano dall'antica Modin, la patria dei Maccabei, due borghi vicini, Ludd e Ramleh, sono circondati da coltivazioni; ma, come lo indica il nome di Ramleh, là cominciano le sabbie e fino a Giaffa non si vede più vegetazione se non nei pressi dei villaggi, dove hannovi serbatoi che ricevono l'acqua degli uadi.
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