Ma le navi ordinarie ed i battelli a vapore che fanno il servizio del litorale, àncorano ad un chilometro dalla riva, sempre pronte alla fuga se il vento si alza e minaccia di spingerle alla costa. In questi paraggi il mare è quasi sempre agitato; quando soffiano i pericolosi venti di nord-ovest, i battelli a vapore non possono fermarsi davanti a Giaffa e continuano la strada verso Porto-Said o Khaifa per isbarcarvi le loro merci. Ma il movimento dei viaggiatori, che è di 80,000 persone, ed il traffico di Giaffa con Gerusalemme, di circa 150,000 tonnellate l'anno ed in aumento d'anno in anno, giustificherebbero la costruzione d'un porto artificiale in acqua profonda: secondo il progetto degl'ingegneri, questo porto con due entrate, l'una a sud, l'altra a nord, protette da un molo di 360 metri, s'aprirebbe fuori della catena degli scogli, offrendo alle navi una superficie di oltre 3 ettari per 8 metri di profondità; vasti terreni conquistati sulle rupi e sul mare permetterebbero di spostare in parte la città, chiusa attualmente in una cinta troppo stretta [1107]. Il commercio di Giaffa è esclusivamente fra le mani dei cristiani indigeni e degli stranieri; consiste principalmente, per l'esportazione, in cereali, aranci, cedri ed altre derrate naturali,[1108] e potrebbe raddoppiare facilmente, se le acque abbondanti del Nahr-el-Augieh, che scorrono 6 chilometri a nord della città, venissero deviate con un acquedotto e servissero a fecondare la pianura, oggi infeconda, che si stende a nord dei giardini.
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