La rete degl'itinerarî intreccia le sue maglie attraverso tutta la regione settentrionale dell'Arabia; ma le parti del sud-est sono ancora terra ignota. Le provincie meglio studiate sono quelle prossime ai porti di mare, e segnatamente i territorî dell'Arabia Felice limitrofi di Aden, di Moka, di Hodeidah: in cotesta regione è penetrato il signor Halévy, per ridiscendere ad est nel versante del deserto, copiando a centinaia le iscrizioni himyarite incise sulle rupi e sui monumenti.
      I contorni esteriori dell'Arabia presentano forme massiccie, d'una regolarità quasi geometrica. Accanto alla pesante Africa, l'Arabia sembra più pesante ancora. La costa occidentale, dalla manica d'Akabah al capo Bab-el-Mandeb, è quasi rettilinea; quella del sud-est, volta verso il paese dei Somali e l'oceano Indiano, non è molto più frastagliata; soltanto offre di tratto in tratto qualche curva allungata e nel suo insieme si sviluppa in una leggera convessità verso l'alto mare. Al di là di una brusca sporgenza, il Ras-el-Hadd, la costa si dirige verso il nord-ovest per correre parallelamente all'asse del mar Rosso e fare dell'Arabia un vasto quadrilatero; ma, al capo Masandam, il litorale marittimo è bruscamente interrotto: una diga d'isole e di isolette limita il golfo d'Oman e pare formi il vero litorale del continente. Il golfo Persico propriamente detto è un bacino di scarsa profondità, interrompente con le sue baie e le sue anse la regolarità dei contorni peninsulari. Antica-mente, quando le terre della Mesopotamia non erano ancora state deposte dai fiumi, il mare quasi chiuso, nel quale si versano il Tigri e l'Eufrate, separava l'Arabia e l'Iran su di uno spazio almeno doppio d'estensione.