Le alture che si elevano, isolate od a catene, presso il litorale di Madian, portano il nome speciale di Giebel-el-Tehamah. Questi "monti delle Terre calde" si distinguono nettamente dalla cresta parallela del Giebel-el-Sciafah, che Burton chiama col nome indù di "Ghat", e s'adergono fino ad una altezza più notevole: il monte Arnub, terminato ad oriente da una parete verticale, alta 300 metri e sormontata da obelischi naturali, avrebbe 1,929 metri, secondo la carta dell'Ammiragliato inglese; più a sud, l'Harb, il Dibbagh, passerebbero i 2,000 metri; la massa granitica enorme dello Sciar, lunga una trentina di chilometri e circondata d'ogni parte da uadi sabbiosi, è indicata dalla carta marina come avente più di 2,700 metri; ma, secondo Wellsted e Burton, non ne avrebbe nemmeno 2,000. Molto disuguali per la forma e l'altezza, i picchi del Tehama lo sono anche per la costituzione geologica ed il colore delle rocce. Alcuni coni, d'origine vulcanica, sembrano connettersi per crepacci eruttivi ai vulcani dell'Harra, posti dall'altra parte della catena costiera. Le vette sono generalmente di granito o di porfido; ma tutta la serie delle rocce secondarie è parimenti rappresentata, anche quella dei coralli contemporanei, che non cessano di orlare il litorale, ostruendo gli antichi porti e formandone di nuovi. Vene di quarzo bianco formano sporgenza sui dirupi erosi dalle meteore, rigano le montagne sia di linee parallele, sia d'un intreccio geometrico, e contrastano pel loro splendore luminoso colle tinte rosee, gialle, azzurre, grigie o nerastre delle altre rocce.
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