L'Harra è inesplorato in quasi tutta la sua estensione, causa le pietre che lo coprono e lo rendono impraticabile alle cavalcature: alcuni sentieri, seguendo il corso di uadi tortuosi, serpeggiano però in mezzo a quel caos; evidentemente i pastori hanno dovuto altre volte sgornbrare queste strade per facilitare il passaggio alle mandre tra i fondi erbosi. Le pietre dell'Harra sono in certi punti distribuite in un modo regolare, come se le vibrazioni frequenti del suolo le avessero disposte in figure geometriche; inoltre si direbbe che sono state distribuite in ordine di dimensioni e di contorni: qui grossi blocchi, altrove il pietrame, più in là terre che si decompongono in ceneri, oppure lastre lucenti. Le pietre non sono disposte in mucchi; coprono la terra, ma con un semplice strato di frammenti contigui, come se un immenso strato di pietra fosse stato rotto in ischeggie di grandezze diverse. Qua e là si stendono dei ka, ossia degli spazi nudi, il cui suolo duro, come riarso dal sole, è tagliato in pentagoni od esagoni, come i basalti colonnari. Non un filo d'erba spunta fra i neri poligoni, ma tritumi recati dal monte riempiono gli interstizi del reticolato geometrico: si direbbe una stoffa di tulle gettata sulla faccia del deserto [1123]. In certe parti della distesa, il contrasto dei colori dà ai massi sparsi un aspetto di singolare regolarità; mentre l'estremità meridionale delle pietre vôlte verso il sole ardente resta levigata, quella del nord, esposta ai venti di ponente, s'è rivestita d'un lichene grigiastro: il viaggiatore partito da Damasco non vede davanti che rocce grigie e dietro a sè massi dalla superficie brillante; nulla è più facile che orientarsi nelle solitudini di questo Harra [1124].
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Harra Harra Damasco Harra
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