All'ingresso del golfo, nel mare d'Oman, i movimenti dell'onda corrispondono a quelli dell'aria: una corrente ascendente penetra nello stretto d'Ormuz da maggio a settembre, vale a dire nel periodo del monsone meridionale; il resto dell'anno, che è la stagione dei venti settentrionali, una corrente discende, esce dallo stretto per portarsi in alto mare; ma nell'interno del golfo non s'è potuta constatare alcuna regolarità nell'oscillazione delle correnti: esse sono tutte superficiali, ed ogni brezza, ogni folata di vento ne modifica la direzione. Le isole sorgono in gran numero sopra le acque poco profonde, ma differiscono dall'una all'altra riva: mentre quelle del litorale persiano, poste presso una costa dirupata, sono esse stesse terre montuose che sorgono isolate in un mare libero di scogli, quelle della costa araba, poste presso una zona bassa, sono poco alte e banchi di sabbia le circondano aggruppati ad arcipelaghi. La vasta baia semicircolare, compresa fra la penisola del Ras Masandam e la punta di Katar, è sparsa di queste isole basse, che forse hanno fatto dare a quei paraggi il nome di Bahr-el-Benat o "mare delle Figlie". Ad ovest di Katar, il golfo di Bahrein è parimenti pieno d'isole, isolotti, sabbie a fior d'acqua. Una di queste terre, la più grande isola araba del bacino Persico, è conosciuta specialmente sotto il nome di Bahrein o i "Due Mari", appartenente senza dubbio in altri tempi alle due grandi baie che bagnano ad est e ad ovest la penisola di Katar. Secondo Oppert, Bahrein sarebbe il Tylos o Tilvun degli antichi, uno dei luoghi sacri, dove la civiltà caldea, al di là dei tempi della storia scritta, aveva avuto la sua origine: da Tylos proveniva il "dio-pesce", il quale guidò l'arca dell'umanità sulle acque del diluvio.
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