Le parti di guadagno sono regolate: tanto al padrone della barca, tanto ai tuffatori ed ai servi; ma tutte queste parti, prima di essere distribuite, sono già sequestrate dal noleggiatore di fondi; la pietanza giornaliera del pescatore è delle più miserabili [1156]. Il modo di utilizzazione dei banchi è ancora rudimentale: i tuffatori, resi pesanti da una pietra attaccata ai piedi, con le narici chiuse da un otturatore di corno, le orecchie turate con un tappo di cera, discendono sul fondo a 10, 20 od anche 30 metri; poi, dopo 50 o 60 secondi di ricerche, tornano alla superficie col loro bottino; otto o dieci volte al giorno ricominciano questo viaggio pericoloso, esposti agli attacchi dei pescicani e dei pescispada, che fanno ogni anno una trentina di vittime fra i pescatori. È principalmente nelle vicinanze delle sorgenti del fondo che si trovano le più belle perle e la madreperla più brillante: anzi alle sostanze portate dall'acqua dolce gli Arabi attribuiscono l'origine delle concrezioni perlacee: le grandi piogge fanno loro sempre sperare una raccolta fruttuosa.
Il mar Rosso, che separa l'Arabia dall'Abissinia e dall'Egitto per una lunghezza di 2,200 chilometri, calcolati in linea retta dalla rada di Suez alla "Porta di quelli che stanno per morire", merita davvero il nome di "mare" per le sue notevoli profondità. Enorme fessura fra le due masse continentali, esso presenta nella sua parte mediana una cavità continua d'un migliaio di metri e più, e in due punti, sotto il 23° e sotto il 20° grado di latitudine, lo scandaglio discende fino a più di 2,000 metri; al largo di Lith si è trovato il fondo a 2,271 metri.
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