Il vizio capitale del Beduino è l'avidità: esso ama le specie rilucenti e sonanti, più ancora l'argento che l'oro; ma le ama, come un bambino, per ammirarne lo splendore. Del resto, per quanto avido, l'Arabo della steppa pone i doveri dell'ospitalità al disopra del-l'amore del guadagno; "il denaro perduto si ritrova, ma l'onore non si ritrova più" [1185]. Il Beduino dell'Hamad lascia alle mezze caste della Siria le pratiche vergognose del mercanteggiare collo straniero, quando questi viene a chiedere alimento e ricovero. L'ospite è sacro nell'accampamento dell'Arabo; anche il nemico è il benvenuto, quando ha impugnato la corda della tenda.
      Il Beduino non ha padrone; non dipende nemmeno dal clan o dalla tribù. Si collega a' suoi fratelli di razza solo perchè vi trova il suo piacere, il suo interesse od il suo onore: è raro che in uno stesso clan tutti non si dichiarino solidali: benchè la maggior parte della gente di Maometto non dividesse la sua dottrina, tutti si rifiutarono di abbandonarlo e, ad eccezione di un solo, si condannarono per due anni all'esilio volontario [1186]. Ma se all'Arabo conviene separarsi dai compagni e vivere a parte nel deserto, a suo rischio e pericolo, nessuno gliene contesta il diritto. Quando l'insieme della tribù non si mette d'accordo per una spedizione di guerra, per un trattato di pace, per la scelta d'un nuovo accampamento, la maggioranza e la minoranza si separano all'amichevole: così le popolazioni si dividono all'infinito per aggrupparsi secondo le loro nuove affinità: la patria collettiva, che è costituita dall'associazione degl'interessi, si sposta incessantemente come i gruppi di tende; le tribù s'intrecciano come le onde del mare; un clan, che viveva in una valle del Negied, accampa ora sull'alto Eufrate o nelle gole del Singiar; centinaia, un migliaio di chilometri separano i due gruppi d'una stessa famiglia.