Alle origini della storia, gli Hymiari o Sabei, abitanti dell'Arabia Felice, erano nel novero delle nazioni civili; alla rinomanza della loro coltura, del pari che alla bellezza del loro paese ed al valore delle loro preziose derrate, quella regione deve forse il soprannome di Felix, che le è restato nella nomenclatura geografica. Da tempo immemorabile i Rossi, popolo civile in rapporto cogli Abissini e cogl'Indù,[1190] conoscevano l'arte della scrittura; le rocce del Yemen e dell'Hadramaut portano iscrizioni, che datano dai secoli anteriori al periodo cristiano: per raccogliere questi frammenti sparsi degli annali hymiari alcuni dotti, Arnaud, Maltzan, Halévy, hanno intrapreso viaggi penosi e pericolosi nel Yemen, fin sul versante orientale dei monti, nelle vicinanze del deserto. Grazie a questi arditi esploratori, una nuova scienza si è fondata, e la prospettiva della storia si prolunga di qualche secolo più innanzi nel passato. Non esiste più una nazione hymiara; la sua civiltà s'è confusa con quella dei musulmani arabi, ma vi sono ancora tribù dell'Hadramaut, - quali i Deaibir o i "Lupi", - che dicono di appartenere a questa razza antica, la cui discendenza è attestata da tutti i loro vicini [1191]. Nel Yemen meridionale, non lontano da Sana, una lunga valle porta il nome di Uadi-Hymiar [1192]. Neppur l'idioma sabeo è completamente sparito; si continua in un dialetto del paese di Mahra, come intermediario tra l'arabo e l'etiopico:[1193] mentre gli Hymiari sarebbero, secondo Maltzan, d'un color bruno traente al nero, Langer dice che gli abitanti dell'uadi, che porta il loro nome, sono quasi bianchi.