I rapidi trionfi dei discepoli di Maometto, l'immenso bottino, che conquistarono nei primi anni e che assicurava ad ogni figlio dei vincitori una rendita annua di duecento dirhem d'argento,[1194] parvero dar ragione a loro contro il mondo, come diedero loro un singolare prestigio presso le popolazioni circonvicine. Da tutte le parti accorsero i convertiti; i Siri, gli Egiziani, che appartenevano al cristianismo appena di forma e serbavano sempre, sotto apparenze ortodosse, il loro antico culto politeistico, non stentarono a mutar di fede. Grazie alla semplicità della sua dottrina, alla portata di tutti, il maomettanismo mantiene ne' suoi aderenti una gran forza di coesione, e la sua propaganda continua in Africa, nelle Indie, fino in Cina. Mentre la conversione d'un maomettano al cristianesimo è un fatto quasi inaudito, malgrado le centinaia di missionari che predicano in Oriente, avviene piuttosto frequentemente che alcuni cristiani per convinzione o per interesse entrino nel grembo dell'Islam.
Tuttavia il fervore dei primi secoli non esiste più che in un piccolo numero di fedeli, ed i musulmani badano solo alla pratica consuetudinaria delle cerimonie usuali e alla ripetizione di formole consacrate. Quindi di tratto in tratto il maoinettanismo ebbe i suoi riformatori, che lo richiamarono allo zelo dell'antica fede ed al rigore delle osservanze. L'ultimo e forse il più importante di questi risvegli è quello che provocò un arabo del Negied, Mohammed Ibn Abd-el-Wahab, dal nome del quale i seguaci sono stati detti Wahabiti.
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