Egli nacque probabilmente negli ultimi anni del secolo decimosettimo e pare incominciasse la sua predicazione fra gli anni 1740 e 1750, dopo avere studiato la teologia a Damasco, a Bassora ed a Bagdad. Perseguitato da' suoi compatrioti del Negied, causa le controversie e i dissensi religiosi che suscitò, egli si rifugiò presso lo sceikh Saud, capo d'una tribù degli Anazeh, e s'unì a questo come fratello: l'uno fu la parola e l'altro la spada del "nuovo Islam". Tuttavia non si trattava punto ai loro occhi di fondare una nuova setta; essi non volevano altro che ricondurre i musulmani alla semplicità della fede ed alla purezza della vita. "Giansenisti" dell'islamismo, essi biasimavano la pompa delle cerimonie, il lusso delle moschee, l'uso delle stoffe sontuose, l'abitudine "vana e sporca" di fumare il tabacco; non riconoscevano alcun privilegio al sacerdozio, respingevano come abbominevole ogni preghiera fatta a Dio per via d'intermediari, come il Profeta, e s'impegnavano a ripigliare la guerra contro tutti gl'infedeli; essi soli, fedeli osserva-tori della legge, avevano il diritto al titolo di musulmani: tutti gli altri erano impuri kafir, musrikin o politeisti. La riforma religiosa si complicava con una rivoluzione sociale. Moltitudini d'Arabi miserabili, fuggitivi o respinti da possenti tribù nelle sterili solitudini, si schierarono nella nuova setta per riconquistare il loro posto al sole, ritrovare ad un tempo la terra, le mandre e l'orgoglio della razza. Fin dalla metà del secolo decimottavo quasi tutto il Negied, intorno alla capitale Derreyeh, era convertito colla spada alle dottrine dei Wahabiti; poi il circolo delle conquiste s'estese gradatamente fuori dell'altipiano centrale.
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