Giace fra colline nude e spazî sabbiosi, in una valle o meglio sul suolo prosciugato di un uadi, che s'inclina leggermente da nord a sud, e le cui acque, che scorrono raramente, vanno a perdersi nella sabbia, senza raggiungere il mare; talvolta scendono a diluvio, riempiendo la valle, e le case, scavate alla base, crollano nella corrente; nel 1861 un terzo della città fu atterrato dall'inondazione: una diga costruita a monte della città la proteggeva una volta da questi straripamenti improvvisi. L'insieme dei quartieri si prolunga nella direzione dell'uadi e continua con accampamenti, mucchi di capanne, dove si ricoverano fra gli altri i Koreish, discendenti impoveriti della popolazione, un dì tanto possente, alla quale apparteneva Maometto. Una cittadella domina la Mecca. Le strade, più larghe di quelle della maggior parte delle città arabe, per dar passaggio alla folla enorme dei pellegrini, tutti convergenti verso la piazza centrale, occupata dalla massa quadrilatera della santa moschea, Mesgiid-el-Haram.
L'edifizio, monumento senza bellezza, che si è dovuto spesso riparare ed anche ricostruire, causa le inondazioni, è un insieme di costruzioni basse con cupole e minareti, che formano colonnato dalla parte d'un vasto cortile interno. Sotto le arcate, gli scolari si aggruppano intorno ai loro maestri; i predicatori perorano, e durante le feste del pellegrinaggio la folla degli stranieri si pigia in onde incrociate. Nel centro del cortile s'innalza la Kaaba o il "Cubo", massa quadrangolare dell'altezza d'una dozzina di metri, chiusa da una porta d'argento, che s'apre tre volte l'anno pei pellegrini.
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