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      Nella stagione del pellegrinaggio il numero degli hagii, uomini e donne, s'eleva talvolta a sei od ottomila individui. Quando tutti s'inchinano nello stesso tempo come sotto un vento d'uragano, battendosi il petto e recitando le preci con frenesia, quella moltitudine variegata, nella quale s'incontrano uomini venuti da tutto il mondo musulmano, dalle isole dell'India, dalla Cina, dalle steppe siberiane, dalle rive del Nilo e del Niger, presenta uno spettacolo unico; nessuna impressione è più forte, e si sono visti estatici invocare la morte, perchè nel paradiso continuasse la gioia divina che li riempiva; altri cavarsi gli occhi, perchè il loro sguardo non fosse profanato da un'altra vista dopo quella del luogo sacro. All'entrata dei pellegrini nel recinto, una delle loro prime cerimonie è correre sette volte intorno la Kaaba, girando da destra a sinistra e toccando ogni volta la pietra nera: è quello che si chiama "fare il tuaf". Nei tempi preislamiti, i fedeli correvano in istato di nudità completa; si diceva che si liberavano dei loro peccati nel tempo stesso che dei vestiti. Maometto confermò la cerimonia del tuaf sopprimendo l'obbligo della nudità; nondimeno, giungendo all'ultima stazione prima della Mecca, i pellegrini debbono abbandonare i loro abiti ordinari per coprirsi d'una semplice camicia, l'ihram o mohram, ed in questo modestissimo abbigliamento devono sfidare il freddo delle notti ed il calore dei giorni, finchè siano compiute tutte le cerimonie della sacra visita.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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