I nostri esploratori dovevano essere protetti energicamente sin da quando il Governo compativa che l’Emiro di Zeila li derubasse sistematicamente, e in ben altro modo che con inchieste curiali come quella infelicissima compiuta sull’eccidio del Bianchi. Deliberata l’impresa di Massaua, per non lasciarci chiudere dalla Francia anche il minuscolo possesso di Assab, e per concorrere a domare coll’Inghilterra le insurrezioni sudaniche, con tardo e vano pentimento, non giovava perseverare in una impresa alla quale colla caduta di Cartum veniva meno lo scopo. E se veramente ci pareva di poter fare di Massaua il massimo emporio del mar Rosso, sedurvi i commerci etiopici, e avervi una stazione militare sempre pronta a punire chi recava oltraggio ai nostri esploratori, era necessario conoscere, almeno come la conoscevano i Romani ed i Veneti, l’arte di impadronirsi della influenza e dei mezzi d’azione per i quali l’Etiopia sarebbe stata ridotta poco meno che vassalla, compensata da una grande estensione e sicurezza d’impero. Ma come era possibile siffatto disegno se neppure eravamo riusciti a concentrare l’emigrazione libera sulle rive del Plata, con sagaci avvedimenti, con tutele sapienti di consoli e di scuole, con prudenti audacie? Procedendo a sbalzi, lasciandoci guidare dalla fortuna, col sospetto, per giunta, che la non fosse italiana, siamo riusciti a tentare un’azione militare quando era prudenza assicurarci il breve dominio, come per rifarci delle occasioni perdute. Così la pubblica opinione, che già s’era assuefatta a considerare l’Africa, quale è veramente, necessaria a noi, che ne siamo separati appena dalle acque casalinghe del Mediterraneo, vero sud del nostro globo, ritorna agli antichi terrori, e impreca alla fortuna, mentre dall’Uchereve i Tedeschi, dalla cuspide australe gli Inglesi, dall’Ogouè, dal Senegal, dall’Algeria oramai sicura i Francesi, e perfino le minori genti europee sorridono di noi, dell’imperizia nostra, dei subiti entusiasmi e dei pronti scoramenti, e ben possono esclamare ehu quantum mutati!
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