Nonpertanto, dice il suaccennato esploratore, per quanto grandi sieno stati i progressi che di quando in quando un popolo africano abbia fatto ai nostri tempi sulla via di una maggiore civiltà, tanto più tenue è diventata la sua forza produttiva, e tanto maggiore, in ogni necessità di una vita raffinata, la loro dipendenza dall’industria europea che penetra incessantemente ed esclude ogni concorrenza; ed ogni impulso naturale all’imitazione sembra che debba venir soffocato presso gli Africani dall’industria europea. I popoli maomettani, abitanti la metà settentrionale, producono in quantità sempre minore i loro lavori, e la stessa influenza viene esercitata dall’industria europea anche sui popoli che abitano il secondo territorio, la quale si riconosce specialmente negli Stati dei negri del medio Sudan, dacchè gli abitanti loro furono convertiti all’Islamismo.
Fra gli animali da preda sono propri all’Africa: il leone, la pantera, il leopardo, la iena, lo zibetto e lo sciacallo. I tre primi sono sempre molto numerosi; si mettono in agguato in vicinanza delle sorgenti, dei laghi, dei fiumi, ad attendere la preda che ivi corre a dissetarsi, e costringono non di rado gl’indigeni ad abbandonare i loro villaggi e cercarsi nuove abitazioni fuori del loro recinto arbitrario.
Quanto agli animali, aggiungeremo che è ampiamente diffusa nell’Africa la iena; essa urla intorno ai villaggi e alle città, si apposta vicino alle capanne e nelle strade spiando la preda. Lo zibetto abita specialmente al nord ed è molto apprezzato in grazia del suo profumo: l’icneumone, lo sterminatore dei numerosi rettili e serpenti, è in molte sue specie rappresentato.
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