Nel secolo decimosesto gli esploratori portoghesi avevano qualche idea di questo regime idrografico; nel centro dell’Africa disegnavano grandi bacini lacustri(13); ma nel tracciare i contorni di tali laghi s’appoggiavano a notizie positive, come credono parecchi autori, o si limitavano, lo che sembra probabile, a copiare vecchie carte(14)? Comunque, i Portoghesi, forse obbedendo alle idee mistiche sull’origine comune dei grandi fiumi, prevalenti in Cina, nell’India e nella Caldea, ammettevano una sola sorgente o scaturigini confuse per il Nilo, il Congo e persino lo Zambese; ma si credeva anche che le acque attraversassero vaste regioni per via sotterranea; una carta italiana della metà del secolo decimoquinto, rappresenta il Nilo con tre teste, cui un gran spazio separa dagli affluenti della fontana madre(15). Del resto vi si vede il Nilo attraversare il continente da nord a sud, ed al piccolo delta dell’Egitto ne corrisponde uno molto più grande nell’Africa meridionale.
N. 3 — SCOLO DEL NYANZA, SECONDO SPEKE [vedi 003.png]
Gli esploratori moderni, percorrendo lo stesso paese, hanno subìto egualmente l’influenza delle idee tradizionali: così Speke tracciava il corso di quattro fiumi uscenti da diversi punti del Vittoria Nyanza a formare il Nilo, e Stanley metteva nel Tanganika l’origine di due affluenti diretti l’uno a nord verso il Nilo, l’altro ad ovest verso il Congo. Però se il gran fiume, che scende al Mediterraneo, e quello, che volge all’Atlantico, non scaturiscono dallo stesso bacino, i due versanti sono almeno separati da uno spartiacque di poca altezza, e basterebbero leggere oscillazioni del suolo per mutare la direzione di parecchi tributarî. Forse anzi sullo spartiacque di alcuni bacini esistono laghi o paludi a doppio sfogo.
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