Nel mare di Guinea le isole d’Annobom, di São-Tome, del Principe, di Fernão do Póo e la penisola di Camarãos sono esse pure ammassi eruttivi, allineati sopra una spaccatura del letto marino e della sponda vicina; questa catena di vulcani, disposta secondo una linea leggermente concava, come altre serie di picchi ignivomi nelle Antille, nella Sonda, nei mari Aleutini, è l’effetto di fenomeni secondari, posteriori alla formazione dell’Africa. Anche sulla spiaggia orientale il continente è poverissimo d’isole costiere. I piccoli arcipelaghi della costa egizia ed etiopica nel mar Rosso non sono che frange di coralli, dominate qua e là da coni vulcanici; terre veramente africane nell’oceano Indiano sono soltanto quelle di Socotra, punta della penisola infranta, che termina attualmente colla sporgenza smussata del capo Guardafui. Pemba, Zanzibar e Mafia s’allungano parallelamente al littorale come una costa antica spezzata dai flutti. Le Comore sono d’origine vulcanica, e quanto alla gran massa insulare di Madagascar, è troppa la sua distanza dal Mozambico per poterla considerare terra africana: il promontorio più vicino trovasi a 300 chilometri dal continente, e la rapidità d’una corrente allunga di assai questa distanza, poichè è impossibile attraversare lo stretto senza derivare a sud: rispetto alla navigazione ordinaria, Madagascar si trova, per così dire, respinta nel mare delle Indie due volte più lontano che se la separassero dall’Africa acque tranquille. Del resto la flora e la fauna della grande isola provano che essa fa parte d’un dominio distinto di storia naturale.
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