Geoffroy Saint-Hilaire la considerava come una distinta parte del mondo; dopo di lui, i più degli zoologi la tengono per un frammento di un’antica terra continentale, la «Lemuria», che comprendeva anche l’arcipelago granitico delle Seychelles, l’isola pure cristallina di Rodriguez, forse Ceylan e le Maldive e s’estendeva fino alle Celebi, nell’Australasia(21).
L’Africa è fra tutte le parti del mondo quella in cui i fenomeni del clima presentano in media la maggior regolarità: la causa sta nella forma massiccia del continente e nella sua posizione rispetto al circolo equatoriale. Nella regione più vicina alla linea degli equinozi, a nord e a sud, le piogge cadono in ogni stagione, grazie all’incontro dei venti alisei, che, neutralizzandosi a vicenda, fanno spesso regnare la calma nell’atmosfera, e permettono ai vapori locali di condensarsi in posto. A nord dell’equatore, nell’emisfero settentrionale, fino a quindici gradi circa di latitudine, si stende una zona con due stagioni piovose; d’estate, quando i venti alisei di sud-ovest vi portano, come un immenso bacino sospeso, le nuvole pesanti dell’Oceano, le piogge precipitano in grande abbondanza; sei mesi dopo, quando le terre del nord sono soggette all’inverno e le terre meridionali sono nel periodo estivo, gli alisei di nord-ovest, sconfinando alla lor volta nell’emisfero meridionale, vi trasportano del pari un mare aereo di nuvole di pioggia. Ai due lati poi della zona tropicale, comprendente sette decimi circa della superficie del continente africano, la differenza nel regime dei venti produce un contrasto analogo nella precipitazione dell’acqua.
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