È il caso di domandarsi se il dominio del Capo non sia forse un avanzo di terre molto più estese, cui il mare ha divorato, mentre le loro piante hanno potuto rifugiarsi quasi tutte nello spazio, relativamente ristretto, limitato a nord dal bacino dell’Orange. Così l’isola di Madagascar ha conservato in gran parte la flora dell’antica «Lemuria»; oltre una quarantina di famiglie vegetali sono speciali alla sua vegetazione. La «scoperta», poi l’invasione dell’Africa, per opera degli Europei e dei Semiti, sono state accompagnate dall’introduzione d’una quantità di specie nuove, che in più punti hanno spostato od anche sterminato le forme indigene; ma v’hanno altresì alcune piante, la cui area s’è modificata, a quanto sembra, senza l’intervento dell’uomo. Così il papiro, tremila anni fa, era una delle piante caratteristiche del Nilo egiziano; ora non si rinviene più, lo constata Schweinfurth, che nell’alto Nilo, in vicinanza dell’equatore; il loto roseo (nelumbium speciosum), il cui fiore sbocciato era il simbolo del fiume vivificatore, del sole che feconda, della divinità che benedice, non fiorisce più nelle acque dell’Egitto. Sulle mummie delle necropoli dell’alto Egitto si trovano ghirlande di fiori, molte specie dei quali, come il rosolaccio e la centaurea depressa, mancano oggi alla flora locale spontanea; non è probabile che queste piante fossero tutte specie esotiche coltivate nei giardini: esse vivevano sopra un suolo che oggi non le alimenta più(28).
Per la fauna l’Africa non ha aree delimitate così nettamente come quelle della flora: gli animali, potendo viaggiare con maggior facilità delle piante, hanno varcato limiti, che le condizioni del clima impongono invece alla vegetazione.
| |
Capo Orange Madagascar Africa Europei Semiti Nilo Schweinfurth Nilo Egitto Egitto Africa
|