Quella parte dell’Africa, che è posta nell’emisfero meridionale, è occupata specialmente dai Bantu, che nei loro popoli diversi mostrano un tipo analogo e parlano dialetti derivati dallo stesso ceppo, come aveva già riconosciuto Lichtenstein in principio del secolo. I Cafri di Natal e della colonia del Capo sono fra i più belli della mirabile razza dei Bantu, che non la cede ai Barâbra del Nilo per la fierezza degli atteggiamenti e l’eleganza delle mosse. Ma, precisamente in contatto immediato con questi superbi africani, si trovano altri indigeni, che presentano un tipo tutto diverso e molto meno nobile: i Koikoin od Ottentotti, dalla faccia giallastra e piriforme, piccoli di statura e di muscoli poco sviluppati. Forse questi popoli, che si distinguono dai Bantu quanto i Cinesi dagli Ariani, rappresentano una razza vinta, ricacciata a poco a poco dagl’invasori fin nella parte meridionale dell’Africa; ma un’ipotesi di questo genere sembra più giustificata circa i popoli «pigmei», sparsi pel continente. Tali i San, i Boschjesmannen od «Uomini dei Boschi» degli Olandesi, i Bushmen degl’Inglesi, nell’Africa australe, i Doko del Kaffa, gli Akka o Tikki-Tikki delle rive dell’Uelle, gli Obongo dell’Ogouè. Parlando di questi popoli d’uomini piccoli, e specialmente dei Boschimani, certi antropologi hanno fatto notare che l’Africa, com’è il continente delle grandi scimmie antropomorfe, il gorilla e lo scimpanzè, così è il continente degli uomini più scimmieschi: è la parte del mondo, essi dicono, dove è meno sensibile il passaggio fra i due ordini dei primati.
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