Qualunque sia stata la parte degli elementi, che formarono il popolo a cui facciamo risalire le nostre origini intellettuali, è certo che la sua civiltà è di origine africana; è nata nella stretta e feconda valle del Nilo, fra l’arida roccia e la sabbia più arida ancora. Per questo fiume, uscito dalla profondità del continente, si stabilirono gli scambi e la mutua influenza tra le diverse parti del Mondo Antico. Ad ovest le altre regioni dell’Africa settentrionale dovevano riuscire quasi inutili come intermediarie, specialmente prima dell’introduzione del camello nel continente, poichè l’immensa distesa del deserto le separava dalle regioni popolate del Sudan.
Fin dai tempi più remoti, gli Africani hanno cooperato, anche fuori dell’Egitto, alle conquiste dell’uomo sulla natura, come allevatori del bestiame e coltivatori del suolo: a loro si debbono parecchie specie preziose di piante, parecchi animali domestici. Dal continente africano viene quella varietà del sorgo, che si coltiva sotto il nome di «durra» dalle rive del Nilo alle spiagge del mare australe e rivaleggia d’importanza economica col grano e col riso quale derrata alimentare. L’Africa ci ha dato del pari un’altra specie di pane, il dattero: probabilmente furono Berberi o Sudanesi quelli che primi studiarono i costumi di questa palma spontanea nelle loro foreste, ed appresero a fecondare l’albero femminile. Secondo Schweinfurth, la forma selvatica del banano d’Etiopia, botanicamente conosciuto col nome di musa ensete, avrebbe dato origine alle centinaja di varietà del banano dei giardini, i cui frutti servono egualmente di pane a diverse contrade dell’America.
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