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      A queste tre specie vegetali di prima necessità per l’alimentazione dell’uomo, il continente libico ne ha aggiunta una quarta, l’arbusto del Kaffa, alla cui bacca un terzo dell’umanità dà il primo posto come prodotto d’energia vivificante e aroma delizioso. Il mondo civile è parimenti debitore agli Africani di parecchi animali domestici. Certe specie di cani, il gatto, il majale del Sennâr, il furetto sono stati addomesticati da loro e sono divenuti i compagni dell’uomo; forse ai Negri si debbono anche la capra, la pecora, il bue; l’asino, il paziente ed instancabile servo, è certamente di provenienza africana. Recentemente l’Africa ha ridato ai Portoghesi la gallina faraona, che aveva già dato ai Greci ed ai Romani, ma la cui specie s’era perduta in Europa, ridivenuta quasi barbara nel medio evo.
      Anche per l’industria l’Africa ha contribuito la sua parte al patrimonio comune dell’umanità. I monumenti dell’Egitto, le strade, i canali e le dighe, le ricche stoffe, i mobili ed i giojelli, i legni ed i metalli lavorati, i mille oggetti trovati nelle necropoli non sono opera dei soli Retu, questi Africani civili prossimi ai Semiti; nei prodotti dell’antica industria egizia si ravvisano di frequente anche forme, che si ritrovano in Nubia, in Abissinia e perfino nel Sudan(44). La più utile delle scoperte metallurgiche, la fusione e la lavorazione del ferro, è opera dei Nigrizi(45), non meno che dei Calibi dell’Asia Minore, ed alcune tribù selvagge, segnatamente i Bongo del paese dei Fiumi, sanno costruire fornelli ingegnosissimi; è vero che fonditori e fabbri debbono per lo più contentarsi d’istrumenti primitivi, ma se ne servono con una meravigliosa abilità. I Fân dell’Ogoué fabbricano un ferro di qualità così buona, che le officine europee non saprebbero produrne di simile(46). Nella maggior parte delle tribù africane i fabbri formano una casta speciale assai temuta per la sua perizia nelle arti magiche.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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