In Etiopia, nel Sennâr sono accusati di trasformarsi la notte in jene ed altre bestie feroci, e di andar vagando intorno ai villaggi diseppellendo i cadaveri.
Così nella storia della civiltà gli Africani hanno avuto la loro parte riguardo all’agricoltura ed all’industria; ma la loro influenza nel commercio mondiale non si sentiva che sul littorale del Mediterraneo, in Egitto ed in Mauritania. Così pure il movimento degli scambi si propagava dall’una estremità all’altra del continente, lentamente però e con mille intermediari: il traffico s’operava passo passo, non seguiva una corrente regolare, al modo stesso che in un bacino d’acqua le molecole si mescolano a poco a poco, senzachè si scorga alcun movimento nella massa liquida. Le derrate del centro dell’Africa giungevano in Europa, e i consumatori ne ignoravano il luogo d’origine; sulle rive del Niger le popolazioni comperavano filo di Manchester e chiodi di Birmingham, senza nemmeno sapere che il loro fiume va a gettarsi nel mare e che oltre il loro continente esistono altri paesi nel mondo(47). Ma non v’ha dubbio che da migliaja d’anni il commercio è attivissimo nell’interno dell’Africa. Fino ad un’epoca recente le carovane erano sacre, inviolabili, e passavano incolumi fra due eserciti in procinto d’azzuffarsi(48). Lo spirito commerciale domina in numerose tribù della Mauritania, dell’alto Nilo e del Sudan, come tra gli Ebrei e gli Armeni, ed i loro negozianti hanno le qualità del perfetto mercante: astuzia, tenacità, compiacenza inesauribile.
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