È nel continente nero che l’ardente propaganda dei missionari maomettani ha reclutato il maggior numero dei fedeli. La semplicità della teologia mussulmana, che si limita a proclamare l’unità, l’onnipotenza e la bontà di Dio, la chiarezza dei precetti, che raccomandano innanzi tutto la preghiera e la nettezza del corpo, simbolo della purezza dell’anima, lo zelo degli apostoli, il prestigio delle vittorie sedussero Egiziani, Bisciari, Berberi e Negri; il territorio mussulmano s’è allargato di secolo in secolo, ed ora abbraccia quasi la metà del continente, dall’istmo di Suez alle sorgenti del Niger e sino alla spiaggia del golfo di Benin. Nei primi secoli dei suoi trionfi l’Islam, contemporaneamente apportatore delle scienze del mondo bizantino, fece risuscitare, per così dire, l’Egitto e la Mauritania, diè loro un nuovo periodo di civiltà, e mercè le carovane del Marocco, allora scalo della Spagna mussulmana, fece di Tinbuttù, sul Niger, un centro di commercio e di movimento intellettuale. La propagazione dell’Islam coincide nella Nigrizia anche con importanti trasformazioni politiche e sociali. Grandi Stati si costituiscono nei territori, già divisi tra centinaja di tribù sempre in guerra; i costumi si addolciscono; un sentimento di solidarietà nasce fra le razze un tempo ostili. Il maomettanismo ha nel continente libico maggior coesione che in Europa ed in Asia, dove i fedeli sono sparsi in mezzo a popoli d’altre credenze e separati da solitudini e bracci di mare: uno spazio non interrotto, vasto quanto l’Europa, dal mar Rosso all’Atlantico, appartiene all’Islam, e coll’ajuto della religione si propagano le idee, i costumi e la lingua degli Arabi.
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