All’angolo nord-occidentale si scarica un altro fiume copioso, il Katonga, che nasce ad occidente in vicinanza del lago M’wutan-Nzige; il suo corso supera i 200 chilometri, ma è certo che la sua massa liquida è minore di quella del Tangurè.
Il N’yanza per antonomasia o lago Ukerewè, che riceve questi affluenti e da cui si spande il gran Nilo, è il più vasto bacino lacustre del continente africano: secondo la carta provvisoria di Stanley, che ben presto sarà surrogata da un lavoro più lungamente studiato di Mackay(77), questo lago non è superato in superficie nel mondo intero se non che dal Lago Superiore del Canadà(78); il Michigan e l’Urone sono entrambi meno estesi di alcune migliaja di chilometri quadrati. Lo stesso Aral, generalmente indicato sotto il nome di mare, tanto a cagione delle sue grandi dimensioni quanto per la salsedine delle sue acque, non copre una superficie considerevole come quella del N’yanza. E non solamente per la superficie che occupa sulla superficie terrestre, ma anche per la sua profondità questo mare interno dell’Africa può compararsi alle principali cavità lacustri dei continenti: nella vicinanza immediata della costa orientale, e non lungi da isole e da isolette, lo scandaglio non ha toccato fondo che a 177 metri. È probabile che nei paraggi di mezzo, lungi da tutte le rive, la profondità sia maggiore: se così fosse, il N’yanza sarebbe, fra i mari d’acqua dolce, quello la cui massa liquida è maggiore. L’altezza della superficie dell’acqua è stata raramente valutata dagli esploratori, secondo le indicazioni de’ loro strumenti; l’altezza di 1200 metri al di sopra del livello del mare è provvisoriamente adottata come molto prossima al vero(79).
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