Livingstone ed altri esploratori dell’Africa centrale consideravano il lago Tanganyka come appartenente al bacino del Nilo; l’eccedente delle sue acque sarebbesi scaricato verso greco nel M’wutan-N’zige. Le recenti scoperte hanno dimostrato che i due grandi laghi non comunicano fra loro. Gessi, e poi Mason, nei loro viaggi di circumnavigazione, hanno riconosciuto che il lago Alberto nella sua parte meridionale non riceve altro fiume che un corso d’acqua lentissimo, ingombro d’erbe, senza profondità; in quei paraggi pantanosi è coperto da una foresta galleggiante o mezzo sommersa di ambatch o ambagi, alberi della famiglia delle leguminose (herminiera elaphroxylon), che innalzano a 5 in 6 metri di altezza i loro tronchi ornati di frondi stellate e di fiori di un giallo dorato come quelli delle ginestre; il legno d’ambagio, somigliante al sughero, è il più leggiero che si conosca; un uomo porta facilmente una zattera bastante a sostenere otto persone(90). Neanche le barche degl’indigeni possono penetrare in quegli aggrovigliamenti, fra le radici ravviluppate nel fondo melmoso. Dall’alto dell’albero della nave, Gessi potè vedere che al di là delle foreste si estende una vasta savana tra i due muri di montagne che continuano le catene littoranee. Eccetto i bassi fondi del mezzodì ove l’acqua è nerastra e melmosa, ed alcuni paraggi della costa orientale ove sgorgano sorgenti saline messe a profitto dagli abitanti dell’Unyoro, il M’wutan-N’zige, la cui acqua si rinnovella di continuo mercé la corrente del Nilo, non contiene se non acqua dolce e pura.
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