Non si è notata alcuna corrente, fuorchè quella dei flutti spinti dal vento. La navigazione è molto pericolosa a causa degli improvvisi salti delle correnti aeree al volgere dei promontorii e all’uscir dalle chiuse. Nell’imbarcarsi sui loro pericolosi battelli, gl’indigeni non trascurano mai di gettare nell’acqua oggetti preziosi, come offerta alle divinità del mare; un capo, amico di Baker, si fece da lui dare dei gingilli di vetro per offrirli al lago e renderlo propizio allo straniero. Ma dopo queste prime visite il M’wutan-N’zige, annesso per qualche tempo al regno Chediviale, ha visto altri bastimenti: due piroscafi l’hanno percorso in tutti i sensi. Per condurre queste navi, che venivano fermate dalle cascate sul corso del Nilo, bisognò smontarle per intero e spedirle in pezzi, trasportandole per terra; 4800 individui trasportarono così il Chedivè fino al cantiere ove fu ricostruito; 600 negri trascinavano la caldaja attraverso le paludi, i cespugli e le rocce. Gli scoscendimenti della riva orientale sono molto più elevati di quelli della riva occidentale; costeggiando questa si vede facilmente l’altra sponda del lago, mentre dai paraggi orientali il lago sembra un mare senza limiti(91).
Come si dice, ed a torto, per tutti gli altri corsi d’acqua che si gettano in un lago e ne riescono ad una certa distanza; il Nilo attraverserebbe il M’wutan-N’zige senza mescolarsi alle acque che lo circondano. Nulla di vero: secondo la differenza di temperatura nelle due masse liquide, l’acqua fluviale, se più tiepida, si dilata in un sottile strato alla superficie del lago ed i venti compiono la mescolanza; oppure, se più fredda, discende nelle profondità della cavità lacustre per togliere di posto acque più leggiere.
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