Appunto la rapida formazione di queste isole d’erbe è stata la causa che il Nilo sia stato di frequente bloccato in questa parte del suo corso e costretto ad aprirsi nuovi letti. Nelle pianure che si estendono all’occidente del Nilo attuale si notano in molti siti le tracce d’antiche correnti, falsi fiumi, che un tempo furono Nilo. La catena di monti poco alta che limita questa pianura ad occidente e che costituisce lo spartiacque tra il bacino del Nilo e quello del Congo, potrebbe essere denominata «la catena degli Esploratori»: le cime che si succedono da mezzodì a settentrione sono state chiamate Schweinfurth, Junker, Chippendall, Speke, Emin, Baker, Gordon e Gessi.
La gran curva che il Nilo descrive al disotto della stazione di Dufilè, all’altitudine di circa 600 metri, segna un luogo importantissimo nell’idrografia del bacino. Parecchi affluenti abbondanti vi vengono a raggiungere il fiume principale, fra gli altri l’Asua o Ascia; un certo numero di geografi lo rappresentano come uscito da quel lago Mbaringo o Baringo (Bahr Ingo) che Speke credeva un tempo formasse il golfo nordorientale del N’yanza, e di cui si metteva in dubbio di recente l’esistenza, dopo averne fatto un serbatojo distinto. Forse quel nome di Bahr o Mare è un involontario bisticcio, originato dalla denominazione di Ba-ringo o «Popoli del Leopardo», così detti perchè portano in guerra pelli di leopardo(93). Il viaggiatore Thomson, che ha testè percorso quelle regioni, ma i cui racconti non sono stati ancora pubblicati (agosto 1884), avrà senza dubbio risoluto codesta quistione molto discussa del Baringo.
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